Psicologia Sistemica

Si occupa di esplorare quella dimensione della coscienza in cui ogni fenomeno è parte di un sistema al quale è interconnesso e da cui dipende.

Come esseri umani non siamo isolati in una identità psico-fisica, ma siamo parte di una serie di ulteriori sistemi via via più ampi e complessi, quali la famiglia, la nazione, il continente, il pianeta, la storia, lo spazio e il tempo in cui si muove la nostra vita. Non a caso si utilizza il termine di ecosistema per indicare l’intima connessione tra l’ambiente e l’insieme degli esseri viventi che lo abitano con reciproche influenze.

All’interno del corpo umano si trovano poi vari organi, apparati e sistemi (il sistema nervoso, endocrino, circolatorio, respiratorio, immunitario, ecc.) che svolgono specifiche funzioni e concorrono al mantenimento della vita.

L’Albero Genealogico, inteso come Sistema Familiare, è composto da diversi elementi, è un sistema aperto e in espansione, e cerca continuamente l’equilibrio e l’auto-regolazione cibernetica. Le informazioni che circolano quindi nel sistema (o nell’Inconscio Familiare, o Anima Familiare) risentono di tutte le esperienze più o meno drammatiche vissute dai membri della nostra famiglia di origine: il problema di un singolo elemento si riflette sull’intero sistema.

Se un fratello o un fidanzato è morto o è stato dichiarato disperso in guerra, se un bimbo è morto in giovane età o una donna muore di parto, un altro membro della famiglia della stessa generazione o di quelle successive tenderà a sostituire inconsapevolmente chi è stato escluso, ne imiterà il destino manifestando le sue emozioni ed i suoi sintomi, o cercherà di seguirlo nella morte.

Un caso molto delicato è quello dell’aborto: volontario o spontaneo che sia, la memoria biologica del sistema lo percepisce come una morte, un vuoto da riempire. E inoltre una madre che perde un figlio, inconsapevolmente lo segue nel suo destino e resta con lui per sempre, creando un altro vuoto nel sistema.

Se qualcuno nel passato non si è preso la responsabilità di una colpa grave, un bambino tenterà in seguito di espiare questa colpa, pagandone il prezzo con la sua salute, con la sua felicità, con il suo successo nella vita. Ciò avviene perché il sistema tende a ricreare il suo equilibrio.

Attraverso le Costellazioni Familiari si arriva a mostrare il cosiddetto “irretimento“: vengono portate alla luce la struttura del sistema e le dinamiche nascoste che ci mantengono legati alla nostra famiglia, che ci fanno appartenere a quel gruppo, che ci spingono ad attuare dei comportamenti che condizionano sia la nostra vita che i nostri sentimenti, senza che questi ci appartengano personalmente.

Campo Morfogenetico

Il campo morfogenetico è legato al nome di Rupert Sheldrake, biologo e saggista britannico, che nei suoi scritti elabora la teoria dei campi morfogenetici. Sheldrake si pone il problema di prevedere il comportamento di un aggregato (un sistema, un organismo complesso composto da più parti) sulla base dei comportamenti dei suoi singoli elementi.

Prendendo come riferimento il volo degli stormi di uccelli, o la formazione dei cristalli, Sheldrake individua la presenza di una forza invisibile presente nel sistema ma non identificata con uno dei suoi componenti, bensì col sistema stesso. Inoltre questo “campo morfico”, responsabile dell’organizzazione, della struttura e della forma del sistema, avrebbe una sua memoria.

Parallelamente alle scoperte della fisica quantistica sull’entanglement (ovvero sulla permanenza di una relazione tra due particelle subatomiche poste a distanza), Sheldrake elabora i principi base sull’ipotesi della Causalità Formativa.

La funzione basilare dei campi morfici è quella di imporre un ordine alla condizione indefinita dei sistemi che presiedono. I campi morfici guidano i sistemi verso obiettivi specifici. La teoria delle Costellazioni Familiari si basa sul fatto che i campi morfici siano collegati all’inconscio individuale, familiare e collettivo.

Così ciascuno di noi è collegato al campo morfico del pianeta, della specie umana, della popolazione territoriale, della propria identità nazionale, fino al campo morfico della propria famiglia di origine.

Questi campi si sono creati nel corso degli anni (e dei secoli) in seguito agli eventi che sono capitati ai nostri antenati e in base alle loro scelte di vita; allo stesso modo possono aver determinato a loro volta alcuni passaggi della nostra storia familiare e/o continuano ad incidere nella nostra vita personale, in un circolo vizioso che solo la consapevolezza può spezzare.

Nelle Costellazioni Familiari avviene che la persona che chiede di “lavorare” sul proprio problema, mettendosi al centro dell’attenzione del gruppo, apre il suo campo morfogenetico al sentire di coloro che agiscono come rappresentanti. Questi ultimi percepiscono in modo sottile le informazioni stratificate nell’inconscio familiare, quindi pur agendo spontaneamente, sono mossi dalle istruzioni presenti nel campo morfogenetico, che realmente e concretamente (ovvero fenomenologicamente) “dà forma” a una rappresentazione.

 

Approccio fenomenologico

Per rendere visibile il campo morfico, che di per sé è invisibile in quanto composto di non-materia, si utilizza l’indagine fenomenologica, dal greco ϕαινόμενον (fainòmenon) cioè fenomeno, ovvero mi manifesto.

La fenomenologia come concetto filosofico trova la sua origine e teorizzazione nel pensiero di Edmund Husserl (1859-1938), il quale formulò i principi della dottrina fenomenologica:

Il mondo sensibile non è del tutto evidente alla nostra coscienza, quindi è giusto dubitarne; ma il mondo sensibile appare alla nostra coscienza, questo è indubitabile. In altre parole, il metodo fenomenologico si basa sulla “sospensione di giudizio” non si deve cioè accettare alcunché come scontato, ma avvolgere ogni cosa nel dubbio, sapendo che quello che percepisco coi sensi è quello che appare, non necessariamente quello che è. L’atteggiamento fenomenologico si configura come un puro guardare.

Lo “sguardo puro” della coscienza produce dati assoluti che vengono “intenzionalmente” riferiti a qualcosa che è reale e oggettivo, ma in senso “trascendente”. Grazie alla riduzione fenomenologica, il mondo intero è ridotto a pure essenze, la fenomenologia è per l’appunto la scienza dei puri fenomeni quali ci si donano incessantemente alla coscienza.

Le universalità osservate tramite l’intuizione del fenomeno si intrecciano con la singolarità del vissuto. Ma la percezione è un vissuto che dura nel tempo e che incessantemente intreccia il presente con l’appena passato. Inoltre, su di essa influisce il ricordo dei passati più lontani. Per di più, la coscienza, lungi dall’essere un inerte contenitore di fenomeni, concorre a costituire i fenomeni, non di rado con atti immaginari e simbolici.

L’approccio fenomenologico, nelle Costellazioni Familiari, consiste nell’osservazione del comportamento che i “rappresentanti” (ovvero persone che si prestano a dare un corpo e una voce a ciò che viene indagato) mettono in atto in uno spazio scenico predefinito. Grazie all’approccio fenomenologico, è possibile “mettere in scena” ogni aspetto della nostra realtà interiore ed esteriore (attraverso la collaborazione dei rappresentanti e dell’interpretazione metaforica della scena), e di osservare ciò che accade.

Aprendosi a tale approccio, ci si concentra su tutti gli eventi fenomenici che appaiono, senza giudicare e senza soffermarsi su uno in particolare. Questa tipologia di indagine richiede uno stato interiore privo di giudizi, preconcetti e intenzioni.

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