psicogenealogia

A partire dal termine transgenerazionale, che è entrato nel vocabolario comune per definire la trasmissione psichica di fantasie inconsce, segreti e tabù attraverso le generazioni, Anne Ancelin Schützenberger ha allargato la visione del transgenerazionale ad una clinica psicogenealogica, fatta di contenuti psichici inconsci, impensabili o indicibili e quindi non direttamente trasmissibili tramite racconti o ricordi.

Lei ha proposto una metodologia sistematica e rigorosa per analizzare i sintomi e le sofferenze che invalidano la vita psichica di una persona. La strategia individuata dalla Schützenberger porta ad una presa di coscienza emotiva e cognitiva che rompe il flusso ripetitivo di eventi passati. La finalità è lo sviluppo di un Sé autentico, libero dalle influenze transgenerazionali, che sappia resistere ai mandati di un universo familiare indifferenziato sul piano delle emozioni e del pensiero. Una consapevolezza non solo razionale ma affettiva ed intuitiva, che riapra la strada all’individuazione e alla riappropriazione di Sé e delle proprie scelte di vita.

Con l’espressione “raccogliere nel giardino familiare”, la Schützenberger si avvale di metafore suggestive per favorire la ricerca delle cause di malesseri psicologici e disagi fisici.

Attraverso la messa a punto di un raffinato strumento d’indagine come il genosociogramma, ha rivoluzionato la psicoterapia, costringendo i terapeuti a rivisitare il lavoro clinico e la comprensione psicodiagnostica. Mentre in passato si analizzava la soggettività di una persona all’interno della sua narrativa personale e nella dinamica familiare, con l’avvento della psicogenealogia è emerso il bisogno di leggere l’individuo in una cornice transgenerazionale che evidenziasse ripetizioni di comportamenti e di ruoli interni inconsci e che desse nuovo significato alla costellazione individuale e familiare.

Genosociogramma

È una rappresentazione sociometrica dell’albero genealogico, arricchito da nomi, date e principali avvenimenti. Si evidenziano le relazioni reali e immaginarie che il soggetto ha con gli altri membri del suo sistema. Dall’analisi dei liberi ricordi emergono le ingiustizie, le emarginazioni, le prevaricazioni, le lealtà invisibili, le ripetizioni, i segreti e i non-detti.

Il genosociogramma è la rappresentazione grafica e commentata del proprio albero genealogico. Ma è anche una “fotografia dell’inconscio familiare”, di ciò che non appare ma che determina l’orientamento dell’intero sistema. Valori, credenze e storie familiari costituiscono l’eredità che si tramanda da una generazione all’altra.

I vincoli affettivi interiorizzati dall’infanzia fanno da sfondo e cornice alla vita presente. Solo la consapevolezza permette la disidentificazione da esperienze affettive, emotive e sociali degli antenati sulla formazione della personalità dell’individuo.

Pertanto il genosociogramma é uno strumento analitico e non una tecnica di indagine storica. È un luogo dove esplorare le proprie radici e comporre una nuova trama di vita. La lettura del genosociogramma si avvale di strategie interpretative che svelano segreti sedimentati nello spazio psichico, eredità trasmesse attraverso le generazioni di contenuti psichici non elaborati o mentalizzati. Per i terapeuti che prendono in considerazione l’ipotesi transgenerazionale, basta sapere che i segreti di famiglia viaggiano nel tempo in modo inconscio e che tutti gli individui si portano dietro clandestinamente le valigie emozionali dei propri antenati.

Pertanto il lavoro sul genosociogramma non viene eseguito sulla base di ricerche, ma viene costruito “a memoria” perché è importante il modo in cui vengono percepite i legami piuttosto che la loro effettiva realtà.  È un albero fantasmatico, dove sono proprio gli spazi bianchi, le dimenticanze, i vuoti di memoria ad essere maggiormente espressivi e utili per accedere a nuova consapevolezza.

 

Analisi Transgenerazionale

Con l’analisi transgenerazionale ci possiamo imbattere in queste domande:

In quale contesto sei nato? Quali erano le aspettative che i genitori avevano? Sei stato desiderato o sei venuto “per caso”? Cosa è accaduto che “è meglio non dire”? O che è bene non sapere? Senti che in famiglia ci sono “scheletri nell’armadio”? C’erano “chiacchiere” attorno ad un membro del sistema? Qualcuno è finito in prigione? Qualcuno non è più tornato dalla guerra o è stato internato in manicomio? Chi era la “pecora nera”? Qualcuno ha perso tutto al gioco o è stato diseredato? Ci sono “fatti” che si ripetono di generazione in generazione? Violenze, suicidi, dipendenze, destini difficili? Ci sono nomi che si tramandano?

La Schützenberger riflette sul modo per curare le ferite delle persone che causano una costante ruminazione. I segni più eclatanti della fenomenologia transgenerazionale si manifestano attraverso il corpo, mezzo di comunicazione privilegiato. Somatizzazioni e patologie psico-fisiche vengono rivisitate attraverso le generazioni, codici simbolici ed affettivi, intrisi di significato.

Nel tentativo di “accettare consapevolmente il guazzabuglio familiare e scegliere la propria vita”, il ruolo del terapeuta che si occupa di psicogenealogia è riparativo. Quindi incoraggia il paziente a guardare i propri fantasmi all’interno dello spazio protetto e contenitivo del luogo d’analisi, perché si svincoli dalle sue persecuzioni. Questa esperienza emozionale correttiva permette una ridefinizione delle matrici transpersonali del proprio gruppo familiare e facilita un atteggiamento dialettico tra identificazione e differenziazione.

Le prospettive future della ricerca si orientano verso un orizzonte sempre più meta-teorico e transdisciplinare. Il compito degli studiosi sarà di integrare anche le recenti scoperte nell’ambito delle neuroscienze riguardanti i neuroni specchio, una classe di neuroni specifici che si attiva sia nel compiere un’azione, sia nell’osservarne l’esecuzione da parte di altri. Le ricerche collegano i neuroni specchio alla comprensione di comportamenti che manifestano un’intenzione non ancora esplicita ma orientata a risultati futuri, codificando lo stesso atto in modo diverso a seconda dell’obiettivo finale dell’azione. La Schützenberger postula che il futuro della ricerca passi per questa strada e che si potranno finalmente formulare delle ipotesi di natura eziologica relative alle modalità di trasmissione transgenerazionale.

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